Per conoscere le origini del Consorzio occorre fare un viaggio indietro nel tempo, alla fine del XIX secolo.
È il 1862 quando Eugenio Villoresi, un ingegnere fino a quel momento occupato nell’amministrazione dell’agenzia di Badile, un’azienda agraria di Zibido San Giacomo, alle porte di Milano, inizia a lavorare al progetto cui avrebbe per sempre legato il suo nome: il Canale Villoresi.
Con determinazione e capacità Villoresi si attivò allora per creare consenso attorno alle sue proposte. Il merito del tecnico monzese fu soprattutto quello di perseverare nei suoi propositi con un coraggio che sarebbe mancato a chiunque altro dinnanzi alle tante e tali opposizioni incontrate.
Dal sogno di Villoresi alla nascita del consorzio
Nel clima di generale entusiasmo e slancio verso il progresso che contraddistingue gli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia, torna alla ribalta anche l’annosa questione dell’irrigazione della cosiddetta Pianura asciutta, la vasta porzione di territorio che si estende tra la Bassa Padana e le Prealpi lombarde.
Mosso dalla convinzione che grazie al “nuovo ordine di cose felicemente stabilito in Italia, che chiamò in Paese una quantità di capitali esteri, i mezzi di costruzione facilitati, le nuove scoperte” i tempi siano ormai maturi per tentare l’impresa, l’ingegner Villoresi si mette al lavoro, potendo contare sulla collaborazione del nipote Luigi Meraviglia. Una volta ultimato, il progetto di Villoresi e Meraviglia viene sottoposto alle autorità governative competenti per ottenerne l’approvazione.
L’ingegnere immaginò di costruire due grandi canali di derivazione d’acqua, con origine, rispettivamente, dal Lago Maggiore e dal Lago di Lugano, attraverso i due fiumi emissari Ticino e Tresa.
I nuovi corsi d’acqua artificiali avrebbero in primo luogo garantito una migliore irrigazione dei campi, oltre a permettere il transito dei barconi da trasporto e la distribuzione della forza motrice alle fabbriche.
Superati i primi ostacoli di carattere tecnico e burocratico, Villoresi ottiene una prima concessione, che reca la firma di Re Vittorio Emanuele II in persona: è il 30 gennaio 1868. Ma la partita è ancora tutta da giocare. Il progetto, che sulla carta sembra funzionare alla perfezione, alla prova dei fatti mostra alcune pecche di natura tecnica, su tutte i problemi relativi all’edificio di presa dell’acqua e alla regolazione delle acque del lago.
Villoresi, pur di non abbandonare sul nascere un’impresa cui si era fino a quel momento dedicato anima e corpo, si dimostra pronto ad accogliere critiche e suggerimenti. Ne uscirà un disegno significativamente diverso da quello originario, a partire dal tracciato. L’ipotesi di derivare un canale dall’emissario del lago di Lugano viene così definitivamente accantonata. Resta ora un’altra sfida da affrontare: il progetto c’è, mancano però le risorse.
In base all’accordo sottoscritto nel 1868, infatti, la costruzione dell’opera non sarebbe dovuta dipendere da sovvenzioni statali, se non in minima parte. Il finanziamento dei lavori spettava dunque ai concessionari, che in cambio avrebbero incassato per 40 anni i proventi sulle vendite dell’acqua a enti pubblici e singoli privati tra loro consorziati. Bisogna quindi attendere il 1872 perché il Consorzio dei Canali dell’Alta Lombardia – l’antenato dell’odierno Consorzio Est Ticino Villoresi – riesca a raggiungere un numero di adesioni sufficienti a garantire l’avvio dei lavori. Ma si tratta di una disponibilità di massima. Posti di fronte alla richiesta di sottoscrivere un impegno vincolante, molti proprietari si ritirano, lasciando Villoresi, ormai gravato dal peso degli anni, ancora una volta solo nell’incessante ricerca di capitali.
La svolta con la Società Condotte d’Acqua
La svolta decisiva si avrà solo nel 1881 grazie all’impegno di Luigi, figlio di Eugenio, determinato a portare avanti la battaglia del padre, che si spense nel 1879 senza godere della soddisfazione di vedere realizzata l’opera cui aveva dedicato quasi 20 anni di vita.
Subentrando agli eredi Villoresi, la Società Italiana per le Condotte d’Acqua, costituitasi a Roma l’anno precedente, si dichiara pronta a mettere sul piatto le risorse necessarie e, successivamente, a provvedere alla gestione e al funzionamento delle opere eseguite.
Nel 1884, a pochi anni dal loro ingresso sulla scena, le Condotte possono vantarsi di essere riuscite dove altri hanno fallito: il 28 aprile, a Somma Lombardo, si tiene l’inaugurazione della Diga di Panperduto e del primo tratto del Canale – che sarà tuttavia completato con la rete secondaria solo nel 1892.
Nei primi anni del nuovo secolo gli utenti, ossia i proprietari di terreni irrigabili, decidono di separare le proprie sorti da quella del concessionario (le Società Condotte), che fino a quel momento ha beneficiato della maggior parte dei profitti senza tuttavia detenere la proprietà dei comprensori irrigui. Tale decisione porta alla nascita, nel 1911, del nuovo Consorzio d’irrigazione del Canale Villoresi.
Dopo l’opposizione iniziale, a colpi di ricorsi, da parte della Società Condotte, che reclama numerosi crediti nei confronti degli utenti, il nuovo ente diviene alla fine l’unico gestore.
La storia continua
Negli stessi anni, a cavallo tra XIX e XX secolo, si formano progressivamente il Consorzio degli argini di Po e Lambro a Chignolo Po, il Consorzio degli argini di Zerbo ed Uniti a Corteolona e il Consorzio idraulico per le opere di sistemazione delle acque decadenti dall’Altipiano pavese nei comprensori di Zerbo ed Uniti, di Po e Lambro Pavese, sempre con sede a Chignolo. Dalla fusione di questi tre Consorzi nasce il Consorzio idraulico e di miglioramento fondiario del Basso Pavese che confluirà poi, nel 1953, nel Consorzio idraulico e di bonifica del Basso Pavese. Durante il ventennio fascista, nel 1938, il Consorzio d’irrigazione del Canale Villoresi viene riconosciuto come consorzio di miglioramento fondiario, assumendo il nome di Consorzio Eugenio Villoresi.
È solo con l’istituzione delle Regioni, nel 1975, che l’ente viene riconosciuto come un Consorzio di bonifica (R.D. 215/33). Contestualmente al trasferimento dei canali demaniali dallo Stato alle Regioni, nel comprensorio consortile entrano a far parte, tra il 1980 e il 1985, i Navigli Grande, Bereguardo, Pavese e Martesana. Dopo il passaggio delle competenze sulla bonifica alle regioni, la Lombardia ha classificato come territorio di bonifica l’intera Pianura Padana.
Successivamente il Consiglio Regionale (con delibera n. 213 del 26 marzo 1986) individua i nuovi comprensori: il numero 4 assume il nome di Est Ticino Villoresi, aggregando anche il precedente Consorzio idraulico e di bonifica del Basso Pavese. Nel 1999 vengono infine annessi al Comprensorio n. 4 i comprensori di Varese e della Brianza, mentre risale al 2016 la decisione della Regione di procedere a un ulteriore ampliamento dei confini con l’aggregazione di 173 nuovi comuni nella fascia nord: si giunge così alla conformazione territoriale attuale.
Ma le competenze non si fermano qui.
La Legge Regionale 7/2003, confermata nella sostanza dalla 31/2008, ha infatti affidato ai consorzi di bonifica lombardi il nuovo ruolo di promotori della valorizzazione della rete idraulica sotto ogni aspetto: nel tempo ET Villoresi viene chiamato ad occuparsi anche della gestione e manutenzione dei Navigli Grande, Bereguardo, Pavese, Martesana e Paderno, oltre che all’esercizio di funzioni di polizia idraulica. Nel 2015 Regione Lombardia – con la L.R. 6/2012 e s.m.i – ha inoltre individuato il Consorzio come autorità preposta alla gestione del demanio della navigazione sul sistema dei Navigli lombardi. Il quadro si completa con le competenze assunte dai consorzi di bonifica in materia di difesa del suolo (L.R. 4/2016).
L’attività del Consorzio trova la sua massima consacrazione in occasione di Expo Milano 2015, il grande evento che richiama a Milano – e, di riflesso, nel territorio lombardo – milioni di visitatori da ogni parte del pianeta. Il motivo ispiratore della kermesse – Nutrire il pianeta, Energie per la Vita – ha posto in modo particolare l’accento sul concetto di risorsa idrica e sulla valorizzazione dei canali come vere e proprie vie d’acqua. Non sorprende, perciò, che proprio il Consorzio ETVilloresi sia stato chiamato dalla società Expo 2015 prima a fornire il supporto tecnico per progettare e realizzare la Via d’Acqua Nord e l’Anello Verde-Azzurro, poi a occuparsi della fornitura e gestione dell’acqua al sito espositivo e della manutenzione delle opere idrauliche.